In questi tempi di estrema proliferazione delle immagini, ossessione diffusa per i selfies, strenua competizione per trovare lo spazio per essere visti, mostrati e venduti, dove possiamo viaggiare o per lo meno entrare in contatto facilmente con il resto del mondo, mi sono chiesta: qual è il posto del fotografo?
Qual è il posto del fotografo quando è attratto dalla realtà e sente il bisogno di farne la sua personale narrazione? Quando fruisce l’arte o quando lui stesso prova a crearla? Quando semplicemente vuole mostrare e raccontare la sua vita di tutti i giorni? Io stessa, dove sono quando mi emoziono davanti alle culture di altri paesi e provo a comprendere e esprimere questo sentimento? Dove sono quando mi sento sopraffatta dalla iperproduzione e mi confronto con tematiche contemporanee della nostra società globalizzata?